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2 Le articolazioni della disciplina Come molti testi potrebbero documentare, è molto vivo oggi fra i sociologi italiani il ripensamento sulle articolazioni della loro disciplina. Sembra far da guida in molti casi la quadripartizione che è stata avanzata dal sociologo Michael Burawoy [1947-], uno studioso di origine inglese che da qualche resoconto è qualificato come marxista (in realtà egli dichiara di condividere un building marxism o un reconstructing marxism, un marxismo che evolve con il sapere sociologico) e che con metodo etnografico ha svolto ricerche sulla condizione lavorativa in vari paesi del mondo.

Per indicare qualcosa di vicino alla nostra idea di società, i greci e i romani avevano o il nome proprio dello “Stato” (Atene o Roma) o termini come polis (in Aristotele anche, più genericamente, koin ōnía politiké) o res publica (o civitas), termini sicuramente politici. Si trova già in Cicerone, per tradurre la aristotelica koinōnía politiké, la locuzione societas civilis, con ovvio riferimento al termine civis che connota una fondazione giuridico-politica. Per tutto il periodo medievale, fino alle soglie della modernità, societas civilis mantiene il significato ciceroniano.

1 Tra scienza e cultura umanistica Molti osservatori esterni alla disciplina esprimono dubbi sulla possibilità che essa ubbidisca ai canoni della epistemologia tipica delle scienze naturali, orientata in senso analitico e legale (o basata su leggi; si può dire nomotetica), e nello stesso tempo alle suggestioni di una conoscenza della soggettività. Dubbi simili possono nascondere la convinzione che non siano qui praticabili mediazioni fra cultura umanistica e cultura scientifica. È proprio al connubio fra entrambe che si riferisce Jürgen Habermas nell’epigrafe che apre il capitolo, considerandolo difficile.